CAPITOLO TRE
Ma è davvero eterno, l'Inferno?
Ma è mai concepibile che un Dio che per amore, per condividere con altri la gioia dell'essere, crea delle creature a sua immagine, ponendole in un mondo meraviglioso in cui tutto era buono; e che poi, per recuperarle a sé Lui, Spirito eterno e immortale addirittura assume la fragile e mortale natura umana accettando per amore nostro di patire e morire in croce della più infamante delle morti...E' mai possibile che questo stesso Iddio releghi poi tante persone a una eterna sofferenza, a un orribile ed eterno castigo da cui non si scappa mai e poi mai, e poi mai ancora?
Su questo spinosissimo argomento si gioca una partita decisiva riguardo a verità basilari della fede cristiana; a cominciare dall' autorevolezza della Bibbia. La riteniamo davvero "Parola di Dio"come alla Santa Messa proclamiamo solennemente a ogni lettura del Vecchio e Nuovo Testamento? E se è veramente Parola di Dio, dove altro se non lì possiamo trovare una risposta definitiva al quesito che ci stiamo ponendo?Ora, che le Sacre Scritture attestino chiaramente e ripetutamene non solo la realtà ma anche l'eternità dell'Inferno, è una cosa inconfutabile, di cui si può capacitare qualunque lettore, anche se non credente, che legga la Bibbia senza preconcetti e preclusioni per sapere cosa effettivamente dice. Le tante espressioni con cui viene definito l'Inferno nelle Sacre Scritture, non lasciano dubbi sull'eterna e irrevocabile sorte di chi ci finisce dentro. A cominciare dalle parole stesse di Gesù, il Risorto, Colui che ha detto: "Io sono la verità". Ad esempio Gesù, parlando del giudizio universale che eserciterà alla fine dei tempi, avverte che "dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna"(Matteo 25:41-46).
A queste parole così dure e perentorie, la prima reazione è di dire, come fecero tanti suoi discepoli alla fine del discorso di Gesù sul "pane della vita": "questo linguaggio è duro: chi può intenderlo?" (Giovanni 6:60). Eppure il Signore ci ammonisce senza mezzi termini proprio perché possiamo scampare ad ogni costo da quel supplizio, da quel fuoco eterno che attende gli impenitenti di tutti i tempi. "Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile" (Marco 9 :43).
A questo punto, siamo in bilico tra la tentazione di ricorrere a qualche artifizio teologico per invalidare le parole di Gesù e di tutta la Bibbia sull'Inferno; oppure attenerci con umiltà e coraggio a quanto la Verità fattasi carne ci ha rivelato per il nostro bene. Così facendo, la nostra mente e il nostro cuore si dilateranno alla comprensione di tante cose che prima non vedevamo o sottovalutavamo.
Innanzitutto la preziosità della Bibbia, che rileggeremo tutta senza quella falsa convinzione che il Dio del Vecchio Testamento sia "altro" dal "Padre celeste" di cui Gesù ci ha parlato... Sì, la Bibbia si ricompatterà al nostro sguardo, come tutta "ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia..." (2a Lettera a Timoteo 3:15) Non rimarremo scandalizzati dai castighi divini del Vecchio Testamento: il castigo di cui Gesù ha parlato nel Nuovo Testamento è ben peggio - proprio perché eterno - delle piaghe d'Egitto o delle stragi con cui Dio ordinava ad Israele di sterminare i perversi abitanti che occupavano la terra promessa.
E ci avvicineremo a Dio con la trepidazione che ebbe Mosè davanti al roveto ardente, scalzandoci della nostra presunzione intellettuale e teologica, per capire finalmente che Iddio è Colui che è, è come Lui è, non come lo pensiamo noi. E Dio è lo stesso , ieri, oggi e in eterno. E' l'Iddio che, come è scritto nella Lettera agli Ebrei (!:1-2), ha parlato "nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti", ma poi " ultimamente, ha parlato a noi per mezzo del Figlio" (letteralmente: nel Figlio, Gesù.
E qui comincia la meravigliosa avventura di salvezza, nel cercarLo, conoscerLo, amarLo e servirLo nei fratelli e nel mondo, per quello che Lui è veramente: l'Altissimo, onnipotente buon Signore, che nessun uomo é degno di nominare; da lodare, ringraziare e servire in tutta umiltà, come San Francesco ci esorta nel suo meraviglioso Cantico delle creature
INDICE |
CAPITOLO UNO - L'Inferno c'è : lo dice Gesù nel Vangelo |
CAPITOLO
DUE -
Il ricco e Lazzaro |
CAPITOLO TRE - Ma è davvero eterno l'Inferno? |