<< Andate, andate per le strade di Roma e se uno,
uno ne trovate, io la perdonerò.
Non c' è piu' un giusto tra gli uomini ! Io dicevo, andrò dai grandi,
forse lì troverò uno che sappia di Dio.
Anche se dicono di Dio, non sono
suoi. Perchè hanno indurito il loro cuore e le loro menti sono contumaci.
Così dice il Signore.
Dal più piccolo al più grande tutti ordiscono frode.
Come da un pozzo scaturisce acqua, dalla città
scaturisce iniquità.
Il mio sdegno è grande, dove lo riverserò ?
Come non potrò riversarlo dal lattante al canuto ?
Chi
potrà fermare la mia mano contro l' ingiustizia, l' infedeltà ? Nessuno si
prende a cuore la causa del povero.
Tutti sono come stalloni focosi che nitriscono dietro la
donna del fratello.
Ma ecco che i veri cavalli,
quelli montati da guerrieri crudeli e vittoriosi, scalpitano contro e verso
di voi.
Un bastione hanno eretto e lì si prepara la guerra
santa.
A te casa d'Israele e a te casa di Pietro mi rivolgo.
Perchè dite: " La parola dei profeti è come il
vento passato " ?
Perchè dite: " Pace, libertà, benessere,
" quando queste cose non ci sono e non potranno essere ?
Guerra schiavitù e fame, io manderò allora sulle
vostre nazioni.
Oracolo del Signore.
Odi, oh terra, dov'è la tua salvezza? A Papeete o nel
Papa forse?!
Io faccio piovere secondo le stagioni, Io ho creato la
semina e la vendemmia;
ma voi siete solo capaci di ubriacarvi delle vostre
idee.
I vostri iniqui pensieri hanno sconvolto tutte le cose
belle da me,
per voi create.
Ed è per questo che sventura e terrore arriveranno su
di voi.
Non ricercate le vie antiche e vi preparate i vostri sepolcri.
Oracolo del Signore.
Ma non ancora fino in fondo sterminerò, non ancora.
Scappa Beniamino, divincola le tue braccia da quei preti e frati che ti
vogliono trattenere dentro la porta della città, piena di adulterio e
abominio.
Corri, non a destra, nè a sinistra, ma sulla strada di
Girolamo ti aspetterò. (1)
Oracolo del Signore. >>
Dalla Profezia "Alla città
gaudente", che il Signore ha rivolto a Marcello Ezechiele Ciai, nel tredicesimo
e quattordicesimo giorno del settimo mese dell'anno millenovecentonovantacinque.
(1) San Girolamo lasciò la corte papale di Roma per
inoltrarsi sulla via della perfezione spirituale. Ritiratosi per lunghi periodi
nel deserto, curò la traduzione della Bibbia in latino, la famosissima Vulgata
che fu per oltre un millennio la Bibbia universalmente riconosciuta e adottata
da tutta la Chiesa.
San Girolamo (Caravaggio) rappresentato con un teschio simbolo
della
vanità del mondo, della morte, della precarietà della vita e della penitenza.